Giovani Padani [Forum Lega Nord, Padania, Politica, Bossi]

'ndrangheta in PIemonte?, ieri a Presa DIretta

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loveyou
view post Posted on 16/1/2012, 13:37




non so se avete ascoltato ieri la trasmissione della domenica sera di RAITRE:

nelle grandi opere piemontesi degli anni '90 ci sarebbero imprenditori della 'ndrangheta (comprese le Gru e la Milano- TOrino)

e gli incendi nelle attività commerciali della riveira POnente LIgure fino VEntimiglia sarebbero decisi dagli 'ndranghetisti

FERMIAMOLI prima che si impantino bene!

e poi si diceva che un personaggio di spicco era stato arrestato per favoreggiamento della prostituzione:

quindi io mi domando: la legge Merlìn è stata approvata per favorire lo sviluppo della mafia?
per lasciare alla mafia la bella fetta di mercato delle prostitute che fino al 1957 era sotto il controllo dello Stato?

può essere così potente la mafia in parlamento?
 
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giuseppe brianza
view post Posted on 17/1/2012, 10:23




C'è un solo modo per fermare la camorra, la'ndrangheta,la mafia:
sembrerà un'idea cretina ma tale proprio non è:
bisogna chiamare al sacrificio la categoria dei consulenti commercialisti e degli avvocati.

Al momento dell'esame di Stato per l'abilitazione alla professione devono fare un giuramento pubblico - menzionato sui documenti di licenza alla professione - di 'lealtà e trasparenza' nei confronti del Fisco: e devono dichiarare - sempre pubblicamente - di accettare a priori la 'legge';
occorre fare una legge che ritiri definitivamente la licenza ad agire professionalmente a quei professionisti che non rivelano la verità al fisco violando il giuramento professionale: non solo: questi professionisti dovranno essere interdetti da qualsiasi attività in pubblici uffici.

Sembra una sciocchezza, ma in Inghilterra funziona così:
l'avv. MILLS è stato incastrato dal suo commercialista il quale avendo saputo dal MILLS la verità circa l'atto corruttivo operato da Berlusconi, ha ritenuto suo dovere segnalare al fisco inglese l'evasione fiscale che il MILLS gli stava chiedendo di mascherare.


Là dove questi professionisti operino a danno del Fisco nazionale, non solo verrà definitivamente ritirata la licenza ottenuta con gli esami di Stato relativi alla loro professione, ma saranno considerati correi del delitto operato e tentato dal loro cliente se non avvertono il fisco, condividendone le pene personali (penali) ed economiche.
Saranno costretti a cambiare mestiere: vorrei vedere quanti se lo permetteranno.
 
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vero leghista
view post Posted on 18/1/2012, 07:05




ovviamente della 'ndrangheta in Emilia (ah già lì la Lega non è al governo) non se ne parla mai vero?

www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emi...ituazione.shtml
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/25...-del-pd/113639/
 
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view post Posted on 18/1/2012, 16:38
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and how can I stand here with you and not be moved by you?

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CITAZIONE (vero leghista @ 18/1/2012, 07:05) 
ovviamente della 'ndrangheta in Emilia (ah già lì la Lega non è al governo) non se ne parla mai vero?

www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emi...ituazione.shtml
www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/25...-del-pd/113639/

esticazzi! chissà come sarai contento che la mafia prolifera in tutto il Nord!

ma te che difendi uno del PdL, siamo sicuri che sei della Lega e non del PdL? :asd:
 
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jdm
view post Posted on 18/1/2012, 20:39




CITAZIONE (loveyou @ 16/1/2012, 13:37) 
FERMIAMOLI prima che si impantino bene!

troppo tardi... già sono impiantati bene.
 
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giuseppe brianza
view post Posted on 18/1/2012, 21:14




Sono milanese, sono cattolico credente non praticante, sono stato leghista, mi sento italiano orgoglioso, al di là di tante sciocchezze fatte e prossime venture.
Ma da qualche anno mi sono reso conto che la storia scritta solo dai vincitori non è la vera storia: e anche in questo caso questa affermazione è vera.

La storia fà molti scherzi: prendiamo il caso degli ebrei: nei secoli essi hanno convissuto con le loro comunità in pace col resto del mondo: nonostante quella straordinaria coglionata dei cristiani che li accusavano di deicidio (ci volle Papa Woityla per abolirla) e che li confinò nei ghetti.
Poi, agli inizi del novecento, in virtù di beghe interne al mondo zarista, da parte dei servizi segreti russi viene stilato un documento (falso) in cui si addossano agli ebrei le responsabilità di non so quale disastro, al fine di coprire i veri responsabili: di lì comincia a rotolare una frana che ha portato a sofferenze inaudite che tutti conosciamo.
Credo che la storia costruita dopo la unificazione italiana sia più o meno dello stesso calibro: nessuno parla della responsabilità dei comportamenti austeri ma intransigenti dei piemontesi: che senza nulla dare in cambio pretesero le tasse da popolazioni che neppure sapevano che cosa quella parola significasse.

Ah, birboni meridionali! Non le pagate? Allora giù botte!!
Come?, Osate reagire? Allora siete dei briganti...: non la volete piantare? allora giù centinaia di migliaia di soldati con la bandiera dei Savoia...

Quel conto lo paghiamo ancora oggi: ma quel che dispiace e ripugna è la cinica e brutale attitudine di tanti 'padani con le corna sull'elmo' a dare addosso al terrone: oltre la volgarità, quello che fà male è la stupidità e la cattiveria, in particolare di quei leaders che se ne fanno vanto... e se ne servono per quattro voti finalizzati esclusivamente al loro personale cinico e irresponsabile potere.
Quella è gente che non ha studiato, che non vuole studiare, che non ce la fà a studiare: quella è la vera feccia del Paese. Sono i fratelli in ...Trota.
Questa è esattamente la 'gente' che ha bisogno di frottole per farsi un credo. E di queste vive.

Edited by giuseppe brianza - 18/1/2012, 21:29
 
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bruzia80
view post Posted on 18/1/2012, 23:19




CITAZIONE (giuseppe brianza @ 18/1/2012, 21:14) 
Sono milanese, sono cattolico credente non praticante, sono stato leghista, mi sento italiano orgoglioso, al di là di tante sciocchezze fatte e prossime venture.
Ma da qualche anno mi sono reso conto che la storia scritta solo dai vincitori non è la vera storia: e anche in questo caso questa affermazione è vera.

La storia fà molti scherzi: prendiamo il caso degli ebrei: nei secoli essi hanno convissuto con le loro comunità in pace col resto del mondo: nonostante quella straordinaria coglionata dei cristiani che li accusavano di deicidio (ci volle Papa Woityla per abolirla) e che li confinò nei ghetti.
Poi, agli inizi del novecento, in virtù di beghe interne al mondo zarista, da parte dei servizi segreti russi viene stilato un documento (falso) in cui si addossano agli ebrei le responsabilità di non so quale disastro, al fine di coprire i veri responsabili: di lì comincia a rotolare una frana che ha portato a sofferenze inaudite che tutti conosciamo.
Credo che la storia costruita dopo la unificazione italiana sia più o meno dello stesso calibro: nessuno parla della responsabilità dei comportamenti austeri ma intransigenti dei piemontesi: che senza nulla dare in cambio pretesero le tasse da popolazioni che neppure sapevano che cosa quella parola significasse.

Ah, birboni meridionali! Non le pagate? Allora giù botte!!
Come?, Osate reagire? Allora siete dei briganti...: non la volete piantare? allora giù centinaia di migliaia di soldati con la bandiera dei Savoia...

Quel conto lo paghiamo ancora oggi: ma quel che dispiace e ripugna è la cinica e brutale attitudine di tanti 'padani con le corna sull'elmo' a dare addosso al terrone: oltre la volgarità, quello che fà male è la stupidità e la cattiveria, in particolare di quei leaders che se ne fanno vanto... e se ne servono per quattro voti finalizzati esclusivamente al loro personale cinico e irresponsabile potere.
Quella è gente che non ha studiato, che non vuole studiare, che non ce la fà a studiare: quella è la vera feccia del Paese. Sono i fratelli in ...Trota.
Questa è esattamente la 'gente' che ha bisogno di frottole per farsi un credo. E di queste vive.

Caro Giuseppe (mi dai licenza di chiamarTi per nome, e di darTi del Tu?), è un pò che seguo attentamente i Tuoi interessanti e sempre precisi interventi.
Esiste il problema della verità storica ufficiale, che è quella scritta dai vincitori. Ma, come spesso anche in questo forum mi è stato fatto notare, sono passati ormai 150 anni (e comunque, gli storici hanno ormai fatto piena luce su quasi tutto, facendo finalmente giustizia).

Voglio però parlare di fatti molto più vicini a noi e, che, per usare le Tue precise parole, servono a spiegare perchè è nata la "vera feccia del paese...i fratelli in ...Trota".

Dalle elezioni politiche del 1992 sono passati circa vent'anni. Tutto ebbe inizio con una mazzetta trovata nelle mutande di tal Mario Chiesa, da lì partì una valanga che travolse tutto e tutti e, dopo anni, la stagnante palude della politica italiana divenne un mare in tempesta.

L' elemento caratteristico della presunta "rivoluzione giudiziaria" è costituito dal fatto che la corruzione, ampia e diffusa, viene individuata e scoperta non nel profondo ed arretrato Meridione, bensì nel ricco, industrializzato e sviluppato Nord. Era evidente che il capitalismo nord-italiano aveva sostituito all'espropriazione della popolazione agricola, come avevano fatto nel XVIII secolo i capitalisti inglesi, l'appropriazione con ogni mezzo delle risorse pubbliche. Allorquando, dopo anni di rapina, il gioco viene finalmente scoperto, esce fuori un signore il quale ci spiega che non abbiamo capito niente e che la colpa non è dei "poveri" industriali, agricoltori, allevatori ed artigiani del Nord, ma la colpa è di Roma che è ladrona e, di conseguenza, la responsabilità è del Sud che vive e mangia alle spalle del ricco Nord grazie alla complicità dei politici romani. Perciò, dato tutto questo per scontato, ci vuole un nuovo soggetto politico, che è appunto la Lega Nord che s'incaricherà di portare a compimento la rivoluzione italiana, realizzando quella divisione economica, politica, istituzionale e territoriale che consentirà di separare i buoni dai cattivi, i progrediti dagli arretrati, gli onesti dai disonesti, i ricchi dai poveri, i nordisti dai meridionali.

Non è il caso, a questo punto, di iniziare le solite lamentazioni sullo sfruttamento secolare del Meridione in quanto non è questo il punto centrale della questione.
Quel che occorre cercare di capire è come sia stato possibile che un discorso di stampo separatista sia riuscito a trovare favore e credito.

Lasciando da parte tutte le motivazioni di carattere antropologico e folkloristico, tipo i raduni a Pontida, il sole celtico, e le sacre ampolle cerchiamo di andare al cuore della questione;
una serie di ragioni, interne ed internazionali, avevano favorito una crescita economica dell'industria del nord e, in particolare, di quella del nord-est, la quale aveva trovato nell'area mittel-europea un mercato abbastanza ricettivo. Questo processo di crescita è guidato non dalle tradizionali famiglie capitalistiche, ma da una rete di piccole e medie imprese, per lo più a gestione familiare, le quali lavorano quasi esclusivamente per l'esportazione. Questo nuovo ceto imprenditoriale, che utilizza manodopera a basso costo, che evade le tasse e che dipende dallo Stato, vede proprio nello Stato il nemico. La rete di protezione di previdenza sociale, i diritti sindacali, la politica dei redditi, il controllo dell'inflazione, il governo della circolazione monetaria e, più in generale, l'intervento pubblico sono percepiti come altrettanti ostacoli sul cammino dello sviluppo industriale. Secondo questi "moderni" capitani d'industria il surplus economico prodotto dal Nord viene drenato, attraverso l'erogazione della spesa pubblica, a favore del Sud povero, fannullone e mafioso. In buona sostanza essi scambiano l'effetto per la causa. Nessuno s'incarica di spiegare loro che il drenaggio delle risorse segue, in realtà, un percorso esattamente inverso e che l'accumulazione del capitale avviene rastrellando, attraverso le banche ed il Ministero del Tesoro, il risparmio meridionale.

Se il Sud è il regno dellarretratezza e del sottosviluppo, se il Sud è il regno della mafia, se il Sud è regno di fannulloni e vagabondi, come si spiega che le banche meridionali sono così appetibili? Come si spiega che le banche, grandi e piccole, del centro-nord fanno a gara per accaparrarsi anche la più piccola ed insignificante banchetta meridionale?
Questa bizzarra peculiarità rapace del capitalismo finanziario nordista la dice lunga sulle origini del rapido sviluppo del nord-est italiano ed evidenzia la provenienza delle risorse necessarie a formare quella famosa accumulazione originaria o primitiva del capitale. Solo che, una parte di queste risorse, per una serie di ragioni, si perde all'interno di un sistema di ridistribuzione della ricchezza che, ironia della sorte, ne restituisce un'esigua parte al Meridione sotto forma di briciole.

Inoltre, le grandi banche dovendo far fronte alla concorrenza dei colossi nord-europei, si sono attrezzate per fare in modo di chiudere tutti gli spazi ancora aperti all'influenza esterna. Il controllo del credito e del risparmio meridionali significa costruire un circuito risparmio-credito-finanziamento capace di generare un circolo in cui tutti i benefici andranno alle industrie produttrici. Infatti, il commerciante meridionale che chiede un finanziamento per la propria attività alla sua banca locale, controllata da una banca del nord, anticiperà al proprio fornitore denaro drenato in loco, in attesa di recuperarlo tramite altro denaro prodotto in loco. Il Sud, in pratica, finanzia due volte l'industria nordista: la prima volta con il risparmio, la seconda volta con il credito.

L'idea di una possibile secessione, che nessun imprenditore nordista di buon senso può volere, nasce e si sviluppa sulla base di un perverso corto circuito, rappresentato dalla convinzione che sarà possibile ottenere più risorse se si eliminano le briciole elargite al Meridione sotto forma di pensioni, di sussidi e di indennità varie. Praticamente, se si eliminassero le elemosine.

I secessionisti ed i leghisti, però, non si son chiesti, a questo punto, una volta realizzata la separazione, per quale motivo il Meridione dovrebbe acquistare, stante l'attuale mercato unico europeo, considerata la globalizzazione dei mercati, dagli industriali veneti, milanesi o parmensi e non piuttosto direttamente dai francesi, dai tedeschi o dagli olandesi, dai brasiliani, dagli indiani e dagli odiatissimi cinesi. E perché mai dovremmo rivolgerci direttamente ad una banca nostrana e non piuttosto al Credit Lionnays o alla Deuchte Bank o al Banco di Santander.

Col passare del tempo i bollenti spiriti secessionisti si sono placati ed i leghisti si sono accontentati di sedere sulle tanto vituperate poltrone romane badando ad accaparrarsi prebende e soldi, come insegnava il buon Craxi. Per fare politica ci vogliono soldi, tanti soldi, un oceano di soldi e poi bisogna occupare tutte le caselle dello scacchiere. La secessione è sfumata in federalismo che a sua volta è diventato fiscale, amministrativo, comunale, territoriale "purché se magna".

Ora che la tempesta ci ha travolto, ora che la montagna di debiti ci sta franando addosso, ora che l'euro non è più uno scudo torna la secessione, torna il parlamento padano, tornano i giochetti, le finzioni, l'avanspettacolo.

Se, però, inseriamo nelle nostre riflessioni queste semplici valutazioni, ci accorgeremo che la minacciata secessione nordista è quello che è sempre stata: solo un giocattolo con il quale continuano a trastullarsi alcuni apprendisti stregoni, alcuni giocherelloni, molti buffoni e qualche macchietta, insomma gli utili idioti di sempre.

...E, se noi meridionali arrivassimo a tale consapevolezza, forse la secessione, quella vera, la faremmo noi.

bruzia
 
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giuseppe brianza
view post Posted on 19/1/2012, 15:23




Caro Bruzia80,
Hai detto molte cose stimolanti: mi ci vorrà un po' per rispondere, perchè devo raccogliere le idee.
Preferirei farlo non via Forum: anch'io sono rimasto ammirato dalla Michela De Cesare: ricordo che nel novembre '43, al centro dei primissimi vagiti partigiani (battaglia del San Martino - Valcuvia, Varese - avevo cinque anni, ma ho ricordi nitidi perchè eravamo sfollati proprio sotto il tiro dei cannoni tedeschi sul Monte: come dire che eravamo proprio nel ventre della vacca), i tedeschi chiamavano 'banditi' quei ragazzi che poi persero la vita in modo atroce (circa 150 persone - mentre erano soldati che coscientemente iniziarono a combattere contro i tedeschi sapendo benissimo a che cosa andavano incontro): crescendo, chissà perchè, la mia attenzione fu sempre attratta da quel 'banditen' e nella mia personalissima e approssimata revisione storica del 'brigantaggio' meridionale questi termini mi hanno sempre procurato fastidio.
Se mi vuoi rispondere so che puoi farlo direttamente sulla mia e-mail: io, che sono un informatico imbranato, non saprei farlo, ma vedo che molti mi hanno scritto direttamente su e-mail.
Mi farebbe piacere avviare una discussione con te.
Grazie
Giuseppe Brianza
 
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Renato Balduzzi
view post Posted on 20/1/2012, 10:22




Mi sono davvero stufato di questo politically correct sui "meridionali gente onesta mentre quelli del nord sono cattivi e senza cuore".

Scusate, ma non posso fare a meno di rimarcare che i mafiosi, anche al Nord, sono tutti meridionali o figli di meridionali. Magari ci sono anche mafiosi autoctoni, ma dubito che ce ne sia più di uno su cento.

Bisogna prendere atto di ciò, ma non per questo è necessaria la pulizia etnica. Perché quando uno parla di certe cose, anche di fronte all'evidenza, si prende sempre epiteti da razzista.

Forse i meridionali del forum dovrebbero farsi un po' di esame di coscienza perché la mafia non l'abbiamo certo inventata noi. I loro connazionali l'hanno importata nelle nostre terre e in più dobbiamo anche dire ai meridionali "scusate" e "grazie"?
 
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giuseppe brianza
view post Posted on 20/1/2012, 10:44




CITAZIONE (bruzia80 @ 18/1/2012, 23:19) 
CITAZIONE (giuseppe brianza @ 18/1/2012, 21:14) 
Sono milanese, sono cattolico credente non praticante, sono stato leghista, mi sento italiano orgoglioso, al di là di tante sciocchezze fatte e prossime venture.
Ma da qualche anno mi sono reso conto che la storia scritta solo dai vincitori non è la vera storia: e anche in questo caso questa affermazione è vera.

La storia fà molti scherzi: prendiamo il caso degli ebrei: nei secoli essi hanno convissuto con le loro comunità in pace col resto del mondo: nonostante quella straordinaria coglionata dei cristiani che li accusavano di deicidio (ci volle Papa Woityla per abolirla) e che li confinò nei ghetti.
Poi, agli inizi del novecento, in virtù di beghe interne al mondo zarista, da parte dei servizi segreti russi viene stilato un documento (falso) in cui si addossano agli ebrei le responsabilità di non so quale disastro, al fine di coprire i veri responsabili: di lì comincia a rotolare una frana che ha portato a sofferenze inaudite che tutti conosciamo.
Credo che la storia costruita dopo la unificazione italiana sia più o meno dello stesso calibro: nessuno parla della responsabilità dei comportamenti austeri ma intransigenti dei piemontesi: che senza nulla dare in cambio pretesero le tasse da popolazioni che neppure sapevano che cosa quella parola significasse.

Ah, birboni meridionali! Non le pagate? Allora giù botte!!
Come?, Osate reagire? Allora siete dei briganti...: non la volete piantare? allora giù centinaia di migliaia di soldati con la bandiera dei Savoia...

Quel conto lo paghiamo ancora oggi: ma quel che dispiace e ripugna è la cinica e brutale attitudine di tanti 'padani con le corna sull'elmo' a dare addosso al terrone: oltre la volgarità, quello che fà male è la stupidità e la cattiveria, in particolare di quei leaders che se ne fanno vanto... e se ne servono per quattro voti finalizzati esclusivamente al loro personale cinico e irresponsabile potere.
Quella è gente che non ha studiato, che non vuole studiare, che non ce la fà a studiare: quella è la vera feccia del Paese. Sono i fratelli in ...Trota.
Questa è esattamente la 'gente' che ha bisogno di frottole per farsi un credo. E di queste vive.

Caro Giuseppe (mi dai licenza di chiamarTi per nome, e di darTi del Tu?), è un pò che seguo attentamente i Tuoi interessanti e sempre precisi interventi.
Esiste il problema della verità storica ufficiale, che è quella scritta dai vincitori. Ma, come spesso anche in questo forum mi è stato fatto notare, sono passati ormai 150 anni (e comunque, gli storici hanno ormai fatto piena luce su quasi tutto, facendo finalmente giustizia).

Voglio però parlare di fatti molto più vicini a noi e, che, per usare le Tue precise parole, servono a spiegare perchè è nata la "vera feccia del paese...i fratelli in ...Trota".

Dalle elezioni politiche del 1992 sono passati circa vent'anni. Tutto ebbe inizio con una mazzetta trovata nelle mutande di tal Mario Chiesa, da lì partì una valanga che travolse tutto e tutti e, dopo anni, la stagnante palude della politica italiana divenne un mare in tempesta.

L' elemento caratteristico della presunta "rivoluzione giudiziaria" è costituito dal fatto che la corruzione, ampia e diffusa, viene individuata e scoperta non nel profondo ed arretrato Meridione, bensì nel ricco, industrializzato e sviluppato Nord. Era evidente che il capitalismo nord-italiano aveva sostituito all'espropriazione della popolazione agricola, come avevano fatto nel XVIII secolo i capitalisti inglesi, l'appropriazione con ogni mezzo delle risorse pubbliche. Allorquando, dopo anni di rapina, il gioco viene finalmente scoperto, esce fuori un signore il quale ci spiega che non abbiamo capito niente e che la colpa non è dei "poveri" industriali, agricoltori, allevatori ed artigiani del Nord, ma la colpa è di Roma che è ladrona e, di conseguenza, la responsabilità è del Sud che vive e mangia alle spalle del ricco Nord grazie alla complicità dei politici romani. Perciò, dato tutto questo per scontato, ci vuole un nuovo soggetto politico, che è appunto la Lega Nord che s'incaricherà di portare a compimento la rivoluzione italiana, realizzando quella divisione economica, politica, istituzionale e territoriale che consentirà di separare i buoni dai cattivi, i progrediti dagli arretrati, gli onesti dai disonesti, i ricchi dai poveri, i nordisti dai meridionali.

Non è il caso, a questo punto, di iniziare le solite lamentazioni sullo sfruttamento secolare del Meridione in quanto non è questo il punto centrale della questione.
Quel che occorre cercare di capire è come sia stato possibile che un discorso di stampo separatista sia riuscito a trovare favore e credito.

Lasciando da parte tutte le motivazioni di carattere antropologico e folkloristico, tipo i raduni a Pontida, il sole celtico, e le sacre ampolle cerchiamo di andare al cuore della questione;
una serie di ragioni, interne ed internazionali, avevano favorito una crescita economica dell'industria del nord e, in particolare, di quella del nord-est, la quale aveva trovato nell'area mittel-europea un mercato abbastanza ricettivo. Questo processo di crescita è guidato non dalle tradizionali famiglie capitalistiche, ma da una rete di piccole e medie imprese, per lo più a gestione familiare, le quali lavorano quasi esclusivamente per l'esportazione. Questo nuovo ceto imprenditoriale, che utilizza manodopera a basso costo, che evade le tasse e che dipende dallo Stato, vede proprio nello Stato il nemico. La rete di protezione di previdenza sociale, i diritti sindacali, la politica dei redditi, il controllo dell'inflazione, il governo della circolazione monetaria e, più in generale, l'intervento pubblico sono percepiti come altrettanti ostacoli sul cammino dello sviluppo industriale. Secondo questi "moderni" capitani d'industria il surplus economico prodotto dal Nord viene drenato, attraverso l'erogazione della spesa pubblica, a favore del Sud povero, fannullone e mafioso. In buona sostanza essi scambiano l'effetto per la causa. Nessuno s'incarica di spiegare loro che il drenaggio delle risorse segue, in realtà, un percorso esattamente inverso e che l'accumulazione del capitale avviene rastrellando, attraverso le banche ed il Ministero del Tesoro, il risparmio meridionale.

Se il Sud è il regno dellarretratezza e del sottosviluppo, se il Sud è il regno della mafia, se il Sud è regno di fannulloni e vagabondi, come si spiega che le banche meridionali sono così appetibili? Come si spiega che le banche, grandi e piccole, del centro-nord fanno a gara per accaparrarsi anche la più piccola ed insignificante banchetta meridionale?
Questa bizzarra peculiarità rapace del capitalismo finanziario nordista la dice lunga sulle origini del rapido sviluppo del nord-est italiano ed evidenzia la provenienza delle risorse necessarie a formare quella famosa accumulazione originaria o primitiva del capitale. Solo che, una parte di queste risorse, per una serie di ragioni, si perde all'interno di un sistema di ridistribuzione della ricchezza che, ironia della sorte, ne restituisce un'esigua parte al Meridione sotto forma di briciole.

Inoltre, le grandi banche dovendo far fronte alla concorrenza dei colossi nord-europei, si sono attrezzate per fare in modo di chiudere tutti gli spazi ancora aperti all'influenza esterna. Il controllo del credito e del risparmio meridionali significa costruire un circuito risparmio-credito-finanziamento capace di generare un circolo in cui tutti i benefici andranno alle industrie produttrici. Infatti, il commerciante meridionale che chiede un finanziamento per la propria attività alla sua banca locale, controllata da una banca del nord, anticiperà al proprio fornitore denaro drenato in loco, in attesa di recuperarlo tramite altro denaro prodotto in loco. Il Sud, in pratica, finanzia due volte l'industria nordista: la prima volta con il risparmio, la seconda volta con il credito.

L'idea di una possibile secessione, che nessun imprenditore nordista di buon senso può volere, nasce e si sviluppa sulla base di un perverso corto circuito, rappresentato dalla convinzione che sarà possibile ottenere più risorse se si eliminano le briciole elargite al Meridione sotto forma di pensioni, di sussidi e di indennità varie. Praticamente, se si eliminassero le elemosine.

I secessionisti ed i leghisti, però, non si son chiesti, a questo punto, una volta realizzata la separazione, per quale motivo il Meridione dovrebbe acquistare, stante l'attuale mercato unico europeo, considerata la globalizzazione dei mercati, dagli industriali veneti, milanesi o parmensi e non piuttosto direttamente dai francesi, dai tedeschi o dagli olandesi, dai brasiliani, dagli indiani e dagli odiatissimi cinesi. E perché mai dovremmo rivolgerci direttamente ad una banca nostrana e non piuttosto al Credit Lionnays o alla Deuchte Bank o al Banco di Santander.

Col passare del tempo i bollenti spiriti secessionisti si sono placati ed i leghisti si sono accontentati di sedere sulle tanto vituperate poltrone romane badando ad accaparrarsi prebende e soldi, come insegnava il buon Craxi. Per fare politica ci vogliono soldi, tanti soldi, un oceano di soldi e poi bisogna occupare tutte le caselle dello scacchiere. La secessione è sfumata in federalismo che a sua volta è diventato fiscale, amministrativo, comunale, territoriale "purché se magna".

Ora che la tempesta ci ha travolto, ora che la montagna di debiti ci sta franando addosso, ora che l'euro non è più uno scudo torna la secessione, torna il parlamento padano, tornano i giochetti, le finzioni, l'avanspettacolo.

Se, però, inseriamo nelle nostre riflessioni queste semplici valutazioni, ci accorgeremo che la minacciata secessione nordista è quello che è sempre stata: solo un giocattolo con il quale continuano a trastullarsi alcuni apprendisti stregoni, alcuni giocherelloni, molti buffoni e qualche macchietta, insomma gli utili idioti di sempre.

...E, se noi meridionali arrivassimo a tale consapevolezza, forse la secessione, quella vera, la faremmo noi.

bruzia

Caro Bruzia80,
spero che questa mail ti possa arrivare: non so come.
Ti ho detto che devo raccogliere le idee.
In effetti qualcosa nella testa mi frulla, ma tuttora in modo sbocconcellato e disordinato.
Ma c’è un pensiero che mi appare abbastanza chiaro.
Mettiamola così: al Nord è sorta – vigorosa, non c’è che dire – la Lega come movimento fortemente critico nei confronti del Sud; vedo che al Sud è sorto un movimento altrettanto indignato nei confronti del Nord.
La mia sensazione è che così non si va da nessuna parte: il frazionamento in parrocchie e parrocchiette confligge con la durezza del vivere che questa maledetta globalizzazione comporta.

Ora a me sembra che:
1 bene il riposizionare la storia sui giusti sentieri, sfrondando le aberrazioni ormai consolidate: sia per il Sud che per il Nord: con spirito critico ma equilibrato, senza retorica
2 intrapresa questa strada occorre procedere ricordando che la storia non ammette ‘se’: manca la possibilità della verifica (la ‘prova del nove’)
3 ricordare che la ‘comunicazione’ della ripulitura è un fatto successivo che deve tenere conto dei linguaggi di coloro cui essa è diretta
4 che la ‘tecnica’ dell’ embrassons-nous non ha mai risolto nulla: il rigore storico deve accompagnarsi con il sincero desiderio di lavorare per un’Italia unita (che è un grande Paese che ha avuto, nel ventennio 1945 1965 addirittura un secondo rinascimento, perdutosi rapidamente con tanto di secondo Lorenzo il magnifico)
5 che è compito della ‘intellighenzia’ del paese tutto sviluppare questa revisione sincera e onesta, mirata ai valori essenziali.

E’ questo un compito esclusivo degli intellettuali onesti: ai quali poco deve interessare lo scaricare i malumori se non gli odii magari pure fondati su reali reciproche nefandezze.

Penso anche che se ciò avvenisse, questo deve svilupparsi ‘fuori’ dal sistema partitico: ma anche fuori dal sistema universitario, perché incapace di comunicare con la gente.

Ti manderei (solo sapessi come fare...) la copertina (bozza) di un libro che ho scritto (ma non è ancora finito e non è pubblicato) circa il ‘Rinascimento perduto - Italia Grande.
Ho fatto di quelle scoperte fantastiche: sotto il profilo culturale, sotto il profilo tecnologico, sotto il profilo politico: ne sono uscito straorgoglioso di essere italiano.

Che ne pensi?

Giuseppe Brianza

 
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bruzia80
view post Posted on 20/1/2012, 23:01




CITAZIONE (giuseppe brianza @ 20/1/2012, 10:44) 
Caro Bruzia80,
spero che questa mail ti possa arrivare: non so come.
Ti ho detto che devo raccogliere le idee.
In effetti qualcosa nella testa mi frulla, ma tuttora in modo sbocconcellato e disordinato.
Ma c’è un pensiero che mi appare abbastanza chiaro.
Mettiamola così: al Nord è sorta – vigorosa, non c’è che dire – la Lega come movimento fortemente critico nei confronti del Sud; vedo che al Sud è sorto un movimento altrettanto indignato nei confronti del Nord.
La mia sensazione è che così non si va da nessuna parte: il frazionamento in parrocchie e parrocchiette confligge con la durezza del vivere che questa maledetta globalizzazione comporta.

Ora a me sembra che:
1 bene il riposizionare la storia sui giusti sentieri, sfrondando le aberrazioni ormai consolidate: sia per il Sud che per il Nord: con spirito critico ma equilibrato, senza retorica
2 intrapresa questa strada occorre procedere ricordando che la storia non ammette ‘se’: manca la possibilità della verifica (la ‘prova del nove’)
3 ricordare che la ‘comunicazione’ della ripulitura è un fatto successivo che deve tenere conto dei linguaggi di coloro cui essa è diretta
4 che la ‘tecnica’ dell’ embrassons-nous non ha mai risolto nulla: il rigore storico deve accompagnarsi con il sincero desiderio di lavorare per un’Italia unita (che è un grande Paese che ha avuto, nel ventennio 1945 1965 addirittura un secondo rinascimento, perdutosi rapidamente con tanto di secondo Lorenzo il magnifico)
5 che è compito della ‘intellighenzia’ del paese tutto sviluppare questa revisione sincera e onesta, mirata ai valori essenziali.

E’ questo un compito esclusivo degli intellettuali onesti: ai quali poco deve interessare lo scaricare i malumori se non gli odii magari pure fondati su reali reciproche nefandezze.

Penso anche che se ciò avvenisse, questo deve svilupparsi ‘fuori’ dal sistema partitico: ma anche fuori dal sistema universitario, perché incapace di comunicare con la gente.

Ti manderei (solo sapessi come fare...) la copertina (bozza) di un libro che ho scritto (ma non è ancora finito e non è pubblicato) circa il ‘Rinascimento perduto - Italia Grande.
Ho fatto di quelle scoperte fantastiche: sotto il profilo culturale, sotto il profilo tecnologico, sotto il profilo politico: ne sono uscito straorgoglioso di essere italiano.

Che ne pensi?

Giuseppe Brianza

Penso che la questione delle differenze che ancora oggi esistono nel Paese (tanto da configurare l’unica economia duale d’Europa) non possono essere ricomposte con gli slogan.
Le condizioni del meridione sono quelle della “colonia”, per via delle seguenti condizioni:
-Dipendenza da altre aree per la maggior parte dei beni di consumo e di investimento;
-Produzione agricola rivolta all’esportazione sotto la forma di materie prime;
-Drenaggio delle risorse ambite dalle aree sviluppate, nella fattispecie delle forze lavorative;
-Subordinazione culturale.

La colonia interna insomma garantisce al Nord manodopera qualificata e a basso costo, derrate agricole a prezzi stracciati, smaltimento rapido e vantaggioso dei propri prodotti (e dei rifiuti industriali).
Inoltre, come gli attuali fatti della rivolta dei “forconi” dimostrano le masse meridionali reagiscono all’oppressione non con la lotta democratica ma con la ribellione, impedendo di fatto la nascita di un ceto dirigente meridionale illuminato, capace e sinceramente impegnato per il bene del proprio popolo.

Lo sviluppo del sud fu da sempre impedito dal’industria del nord che non volle duplicati nel paese.

Prendiamo la famigerata Cassa del Mezzogiorno fonte di tanto sudore costato a quella fascia di popolazione (celtico/ariana) che lavora.

La Cassa ha operato dal 1951 al 1984 ,continuò ad operare con il nome Agensud, fino al 1993. L’intento era: lo sviluppo delle Regioni meridionali. Ciò, purtroppo, come ben sappiamo, non è avvenuto. Solo nel primo decennio la Cassa ha tentato di ridurre lo squilibrio economico tra le due grandi aree del Paese, dedicandosi al miglioramento della viabilità, alla costruzione di dighe per le centrali idroelettriche, alla costruzione di fognature e acquedotti, non tralasciando il risanamento idrogeologico di zone particolarmente esposte a tale rischio. Successivamente è iniziato il degrado e la bassa qualità della spesa, compresi fenomeni diffusi di illegalità ed il passaggio definitivo alla politica assistenzialistica nella gestione dei fondi di cui veniva dotata la Cassa per il Mezzogiorno. Nel quarantennio di attività, l’investimento complessivo della Cassa per il Sud è stato calcolato in 279.763 miliardi di lire (circa 140 miliardi di euro), con una spesa media annuale di 3,2 miliardi di euro. Cifre molto grosse, ma esaminandole bene si scopre che esse risultano essere circa lo 0,5% del PIL, (corrispondente alla somma annua versata attualmente dall’Italia per gli aiuti ai Paesi del Terzo mondo e sicuramente inferiore al costo del ripianamento del deficit delle Ferrovie dello Stato) contro gli investimenti pubblici al nord che nello stesso periodo assorbivano il 35% del prodotto interno lordo. Volendo aggiungere al danno la beffa, il Senatore a vita Emilio Colombo scrive: “La Cassa operò per modernizzare il Sud e creò le condizioni per un grande mercato di cui profittò la struttura industriale del Nord pesando sulla ineguale «ragione di scambio» tra industria e agricoltura e quindi tra Nord e Sud e per classi e generazioni”.
La legge del 1950, infatti, prevedeva che gli enti locali potessero evitare la gara dando gli appalti attraverso trattative dirette in concessione, ciò causò, come ricorda Gerardo Marotta, fondatore dell’Istituto per gli Studi filosofici, che poiché al concessionario “era possibile trattenere per sé la maggior parte dei soldi”, accadde che “si precipitarono nel Sud le industrie del Nord, che fecero man bassa per la costruzione delle dighe: ne spuntarono dove erano utili e non dove non lo erano. Venivano a costare anche 100 volte più del dovuto”. Nacquero così negli anni ’60 le cosiddette «cattedrali nel deserto», non utili al Mezzogiorno, ma progettate in funzione dello sviluppo del Nord. Citando il prof. Uccio Barone:”si pensi al centro siderurgico di Taranto che ha prodotto i tubi di ghisa impiegati per la realizzazione del grande gasdotto siberiano, e pagati dai russi con la fornitura a basso prezzo di energia per le regioni settentrionali. Gli stessi poli petrolchimici di Priolo-Melilli, Gela e Milazzo sono risultati funzionali all’autosufficienza energetica del Nord industriale, lasciando alla Sicilia i guasti del dissesto ambientale. Nell’ultimo periodo, infine, la crisi economica mondiale e l’impatto traumatico della globalizzazione hanno dissolto l’azione della Cassa in interventi frantumati di «salvataggio» a sostegno di aree colpite dalla de-industrializzazione”. In uno studio del Fondo Monetario Internazionale si attesta che nell’ultimo periodo di vita della Cassa le imprese che hanno beneficiato dei finanziamenti sono state grandi imprese del nord per l’88,33% e del Sud per il 9,4%. Considerato che il sistema produttivo del sud con l’unità d’Italia è stato distrutto dalla concorrenza delle imprese del nord e dalla politica industriale, monetaria e tributaria piemontese, la Cassa del Mezzogiorno doveva rappresentare la spinta propulsiva per un nuovo sviluppo industriale meridionale. Così non è stato, e la Cassa, invece ha prodotto solamente sprechi che hanno favorito il prosperare della delinquenza, della corruzione, delle mafie.

Invece prendiamo la Germania Ovest. Già nei primi anni di riunificazione con la più povera Germania Est, spese, nei territori orientali (secondo il Times 2000 miliardi di euro dal 1990 al 2007), «una cifra cinque volte superiore a quella che è costata in cinquant’anni la vituperata Cassa per il Mezzogiorno» (Se il Nord, Agazio Loiero).
- Dall'inizio dell'operatività, nel 1951, sino al 1992 (ultimi dati conosciuti) e sotto il nome sia di Cassa per il Mezzogiorno che AgenSud, ha elargito alle regioni meridionali un totale di 279.763 miliardi di lire, pari a circa 140 miliardi di euro. La spesa media annuale è stata di 3,2 miliardi di euro.-
La stessa Germania Ovest, ogni anno fino al 2007 vi investì quanto gli Stati Uniti, con il Piano Marshall, inviarono dopo la guerra, per la ricostruzione dell’intera Europa. Era l’unico modo per far confluire la ricchezza dell’Ovest dall’altra parte, sino a pareggiare il livello, in vent’anni. Lì si volle; e il di più dell’Ovest non era stato rubato all’Est...


Ma...li si volle...

Caro Giuseppe, io continuo ad essere pessimista.
E noi giovani del sud continueremo ad andar via, ormai anche all’estero per trovare lavoro, come capita alla sottoscritta.

bruzia

p.s. Purtroppo non ho ricevuto nessuna mail
 
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giuseppe brianza
view post Posted on 21/1/2012, 03:02




A bruzia 80
Ti ringrazio per la tua risposta: vorrei davvero poter risolvere il problema delle mail, ma non so da che parte cominciare.
Ho davvero molte cose da dire, alcune belle, altre brutte, ma non ho di certo l'animo rancoroso che riesce alla fin fine a distruggere tutto.
Io ho collaborato nel '91 alla fondazione della Rete con Leoluca Orlando: conobbi padre Pintacuda (con i suoi occhi perforanti, affascinante); ero il responsabile economico (nel senso che dovevo provvedere a realizzare un progetto di politica economica per la Rete): ma Leoluca - grande uomo onesto per quanto io abbia potuto constatare di persona - non si dimostrò mai culturalmente interessato al progetto. Trassi la sensazione che quei siciliani della Rete fossero mediamente tutti quanti più intelligenti dei nostri polentoni settentrionali: ma di una intelligenza ai nostri occhi piuttosto strana, verticale e profondissima, ma tutto sommato cieca ai lati: giurisprudenza, giurisprudenza, giurisprudenza: economia zero.
Lasciai Leoluca. L'economia proprio non lo interessava.
Successivamente conobbi Umberto Bossi: a quell'epoca (1993) la LEGA era tutta un'altra cosa: aveva al suo interno dei facinorosi (quelli che sono rimasti ancora oggi) ma stava aprendo scenari del tutto nuovi: considera che io (mai stato iscritto alla LEGA) ero il responsabile delle 'Consulte' (gruppi di studio) dedicate a impostare ex-novo una matrice organizzativa per la futura Padania: che non era, per queste consulte (circa 150 persone - tutti professionisti - suddivise nei vari argomenti: economia, scuola, sanità, banche, Vaticano (la Pivetti), ecc.ecc.) il bastone per cacciare i terroni: al contrario si trattava di ca. 150 professionisti generosi e alcuni anche di rilevante nome e specchiata onestà che cercavano di porsi il problema di recuperare una ragione di convivenza basata sul principio federalista del 'ciascuno si dia regole per la propria casa ma quando va in casa d'altri rispetti quelle che trova'.
Poi fui ministro del Governo della Padania; partecipai a convegni molto impegnato sulla revisione costituzionale: poi capii che tutto questo a Bossi, Maroni, Pagliarini, ecc.ecc. non interessava nulla: erano cominciati i giochi della CrediEuronord, le raccolte di soldi per Pontida, ecc.ecc., che si riveleranno perdite colossali di tanta gente anche modesta turlupinata.
Nel 1997 lasciai la LEGA con disgusto: quelle 150 persone che cercavo di coordinare con coscienza erano 150 persone generose: le spese erano tutte a nostro carico: per due anni io e mia moglie tutte le sere partivamo da Varese per via Bellerio a Milano tornando alle due di notte, carichi di sacro entusiasmo: furono condotti studi non proprio trascurabili: ci stavamo impegnando per costituire una sorta di 'cenacolo' con nomi specchiati anche non leghisti.
Ma poi capii chi era U.Bossi: cinico, smisuratamente accentratore: un 'Brambilla' della politica. Timoroso delle persone di un certo peso: preferiva avere intorno le scartine, che non temeva: sapeva di essere culturalmente molto povero.
In quel periodo facemmo ricerche: scoprimmo molte cose: capimmo la grande importanza della questione meridionale anche sotto il profilo della enorme evasione fiscale: ricordo ancora - lo cito solo come esempio, ma ne avrei molti - il caso della società dei trasporti urbani di Benevento: costava 18,5 miliardi di lire all'anno e vendeva biglietti per 1,5 miliardi...: naturalmente da ripianarsi coscienziosamente a carico della comunità nazionale...
Aggiungi che non solo noi, ma tutto il Nord restava sgomento quando avevate elezioni in Sicilia: grandi masse di voti omogenei che si spostavano miracolosamente da un candidato all'altro a blocchi, sotto sapienti quanto occulte regìe: e questo noi non riuscivamo a capirlo: avevamo e abbiamo dei siciliani una immagine di gente fiera, forte: quanta cultura siciliana abbiamo assorbito al Liceo...
E vederli così proni, umiliati, senza uno sprizzo di reazione: una corruzione enorme: una struttura clientelare pazzesca; una protervia nel chiedere fondi senza por mano ad un risanamento interno...
Ma c'è qualcosa di più: io ho vissuto dal suo interno il dramma della siderurgia nazionale: ero nel CdA della FINSIDER, poi in quello dell'ILVA: sono stato io a proporre e a difendere la scelta della chiusura della acciaieria di Bagnoli: sapessi quanto avrei da raccontare...
No: non puoi dare addosso ai fratelli del Nord senza tener conto di quello che hanno fatto per i fratelli del Sud: feci fare due conti su quanto il Paese aveva dato per la sola acciaieria di Taranto in trenta anni: dal 1960 al 1990: a valore storico e solo per l'acciaieria risultarono 120.000 miliardi di lire (fra il farla e coprire le mostruose perdite di gestione del periodo): attualizzate in moneta 1990 si trattava di una bazzecola del tipo 800.000 miliardi di lire (oggi 400 miliardi di €).
Il nostro debito nazionale, oggi è di ca. 3.000. miliardi di €.
Ma la constatazione più grossa, amara e difficile da accettare fu la seguente (oltre naturalemente a tante altre): con tutto questo impegno, sostenuto da quei fratelli italiani prevalentemente del Nord che pagano le tasse (non certo dagli evasori o dai mafiosi), non è fiorita una classe imprenditoriale di supporto a questi grandi investimenti: le imprese locali erano prevalentemente imprese da economia di borgo, senza nessuna visione industriale: è la mancanza di questa classe imprenditoriale che manda i giovani del Sud a cercare lavoro al Nord o all'estero: quando poi pensi alle presenze mafiose o n'dranghettiste o camorriste, beh, vorrai accettare l'idea che la propensione a rischiare al Sud in chiave personale risulta leggermente compressa...: rifletti bene: la cultura della Magna Grecia (che io amo profondamente) potrebbe giocare un ruolo talvolta autocelebrativo ma in un certo senso paralizzante rispetto all'evoluzione del mondo esterno...
Grandi cattedrali nel deserto, costi immani, visioni lungimiranti: ITALSIDER, ALFASUD, ecc.ecc. in un territorio vuoto: ma quando c'era la partita vedevi fiumi di auto che lasciavano l'ALFA SUD intasando le autostrade con abbandono del lavoro: e non c'erano tentativi di sorta per fermare questi esodi biblici...:l'onorevole comunista Gerardo Chiaromonte (PCI - gran galantuomo) si trovò impigliato in uno di questi 'ingorghi da partita' mentre si recava all'ospedale per la dialisi e morì nell'ambulanza bloccata...
Quando FIAT fece Melfi impose ai fornitori settentrionali di aprire attività a Melfi stessa, conscia che altrimenti l'imprenditoria locale non sarebbe intervenuta...
Rendimenti industriali bassissimi: mano d'opera governata da politici locali che ti dicevano chi e quando dovevi assumere (famoso l'on.(?) Baldassarre Armato - DC -nella zona di Castellamare di Stabia).
La saldatura 'politici-mafiosi' non nasce per caso: certo: ma è anche favorita da una cultura ancora piuttosto spagnolesca, converrai...

Io amo il Sud: amo la sua gente: ci soffro nel vedere questa barriera di contrasti che talvolta non capisco: per questo dico che gli intellettuali devono accettare di fare pulizia su tante sciocchezze: stanare la verità storica, ma non con il desiderio di vendicarsi, bensì di costruire in modo adulto una nazione che è rimasta a metà strada: colpa dei polentoni, certo: ma anche dei terroni: a che serve continuare così?

E' la soluzione più sciocca, questa: ma te la vedi la Sicilia o la Padania disunite vivere in un contesto generale con Cina, India,...
In economia 'homo homini lupus': se poi non facciamo branco... ce magnano...

Scusa la lungaggine. Ma bisogna che mi fermi, perchè avrei tante altre cose da dire.
Giuseppe Brianza

Edited by giuseppe brianza - 21/1/2012, 04:14
 
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bruzia80
view post Posted on 21/1/2012, 21:52




Caro Giuseppe, riconosco che a volte i miei discorsi sono molto amari. Penso però che tra i nostri modi di pensare ci sia più “convergenza” di quanto, a prima vista, possa sembrare.

Anch’io voglio riassumere la mia (molto più breve e modesta) esperienza.

Ho 31 anni compiuti a novembre, ho avuto la fortuna, nonostante sia nata al sud, di avere avuto una famiglia che ha saputo rimboccarsi le maniche, papà siciliano, commercialista; mamma calabrese, medico, loro sono partiti da zero, io evidentemente no.

Ho un fratello più piccolo (molto più in gamba di me), si è laureato e specializzato in Toscana, e nel 2011 ha vinto la borsa di dottorato contemporaneamente a Pisa, a Lucca e a Milano (laggiù sarebbe stato impensabile senza il “santo in paradiso” – per questo non possiamo che ringraziare queste regioni per averci accolti senza alcuna discriminazione e dare atto che lassù vale, ancora, il merito).

Quando compii 18 anni, fresca di maturità classica, mio padre mi consegnò 2 oggetti e quattro parole, mi diede le chiavi di un’automobile nuova, un blocchetto di assegni di un conto corrente a me intestato, e mi disse: “ti regalo il mondo”. Non capii subitissimo che mi stava praticamente buttando fuori di casa.

Concentrai la scelta su Trento, Venezia e Siena.
Ma a Trento c’è un fratello di mia madre che fa il preside sposato con una milanese, e a Venezia il fratello di mio padre che fa il chirurgo, sposato con una collega veneta.
Non volevo uscire da un “protettorato” per entrarne in un altro.
Scelsi la facoltà di economia “Richard Goodwin” dell’Università di Siena, Dove mi laureai in corso col massimo, Erasmus presso l’università di Rennes 1 in Bretagna dove ho sempre mantenuto un piccolo incarico come lettrice, dottorato presso la facoltà di economia dell’univ. Lyon 2, Regione francese “Rodano-Alpi”

Ho diretto la sezione “import- export ue ed extraue” della sede Toscana di un gruppo multinazionale.
Mantengo casa a Siena. Alla Toscana devo tutto e non finirò mai di ringraziare questa terra e i suoi abitanti per il calore con cui mi hanno accolto.

Circa a metà del 2011 fa ho ricevuto la comunicazione da Rennes dell’assegnazione di una borsa di ricerca triennale, ho riflettuto a lungo, ma è il lavoro che ho sempre amato fare e ho deciso di accettare.

Quando mi recai in Bretagna per sistemare alcune cose, un giorno che ero più libera volli prendere il pullman per le Mont Saint-Michel, già visto e rivisto negli anni, ma questa volta è stato speciale, scesi sulla spiaggia durante la bassa marea e mi incamminai verso il mare, mi tolsi le scarpe e toccai l’acqua gelida, alzai la veste e quando l’acqua oltrepassò le ginocchia mi fermai e volsi lo sguardo verso est alla mia destra, era la Normandia, ed io ne toccavo le onde.
Ripensai a mio nonno, il padre di mio padre morto che ero ragazzina, un gigante biondissimo dagli occhi azzurri.

E volli consolarmi, pensando, che in un certo qual modo, stavo tornando a “casa”…dopo nove secoli.

E ripensai anche alla Mia Calabria e al Mio Sud, e mi chiesi perchè mai il mio destino, e quello di mio fratello, e quello dei miei zii , e di milioni di altri meridionali dovesse essere quello dei "senzapatria".

Adesso qui importa capire come mai, dopo 150 anni di Italia unita, l’Italia è disunita da un divario inossidabile fra Nord e Sud, unico fra tutti i Paesi moderni. Come mai i suoi figli devono continuare a emigrare come sempre nella storia del Sud dopo, appunto, l’unità: perché per i meridionali non c’è mai posto, devono andarsene. Coi bastimenti per terre assai lontane, con le valigie di cartone, ora con trolley e computer. E ognuno di noi ha decine di parenti e amici “fuori”.

Solo tra il 1997 e il 2008 circa 700.000 meridionali hanno preso un aereo o un treno per trasferirsi altrove.

Allora si pensa: forse i meridionali sono esseri inferiori. No, non funziona anche se piacerebbe, ma poi questi maledetti meridionali vanno al Nord e sono i più bravi di tutti. Tanto che gli dicono: tu non sembri meridionale. Allora forse al Sud c’è il caldo che addormenta: ma ora a Milano fa ancora più caldo. Allora è possibile che al Sud ci siano condizioni tali per cui i meridionali non possono esprimersi anche volendolo. Diciamo meno strade, meno banche, meno servizi pubblici, meno tecnologie.

Magari questi sudisti prima o poi si arrabbiano davvero a sentirsi dire “porci” dal ministro Bossi, “merdacce mediterranee” dal ministro Calderoli, “cancro” dal ministro Brunetta, “Alì Babà” dal ministro Tremonti.
Questo Sud che il solito signor Salvini, quello che cantava ”senti che puzza, fuggono anche i cani, sono arrivati i napoletani”, dice che il Nord si è stancato di aiutare.

Tutto questo comincia a capire la “gente” del Sud, mentre si sente sempre parlare dei sacrosanti diritti della “gente” del Nord, preoccupata di difendere non la propria miseria come al Sud ma la propria ricchezza: dagli immigrati, dalle tasse, dalla concorrenza (mai sia che si dovesse mettere in testa anche il Sud di fare da sé). Il Sud che compra ogni anno il 60 per cento dei prodotti del Nord e mai sia che smetta. Il Sud cui al tempo della Cassa per il Mezzogiorno (anzi per il Settentrione) il Nord impedì di avere la piccola e media industria e lo sistemò per le feste con l’industria pesante che lo ha mezzo distrutto fra acciaio, chimica, raffinerie.

E, per cortesia, non citarmi anche Tu il solito Luca Ricolfi ( quello del presuntissimo “Sacco del Nord”). Ricolfi è lo stesso “scienziato” che , per dimostrare l’indimostrabile ( il Sud che prende più soldi, a prescindere, direbbe Totò),fa una scoperta clamorosa: a causa della disoccupazione elevata, nel Sud c’è più tempo libero. Da qui il colpo di scena: assegnando un valore di 6,30 euro per ogni ora libera, il cittadino del Sud ha in media 7000 euro annui in più di ricchezza, rispetto a quelli del Nord. “il sacco del Nord”? Il sacco del cervello, di Ricolfi e altri infiniti nordisti da strapazzo. Per favore, chiama il “118” per le urgenze psichiatriche.

La verità è che al Sud più che al Nord qualcosa sta davvero accadendo sul fronte delle tensioni territoriali.
Lo conferma quest’ultimo dato tratto dal Rapporto 2010 Gli italiani e lo Stato curato dal sociologo Ilvo Diamanti. Nel Nord-Est, lì dove è più forte l’astio nordista, la quota di coloro che giudicano il Mezzogiorno un peso per lo sviluppo raggiunge il 37% degli intervistati. Nel Sud e nelle isole, invece, l’idea dell’egoismo settentrionale è radicata in oltre il 43% dei consultati. Sei punti di percentuale di differenza”.

Questo dato registra la voglia di secedere anche del sud strisciante e morbida che c’ è sempre stata e che si è aggravata nell’ultimo ventennio.

E qui bisogna lanciare un allarme: attenzione, se continuasse lo strepitio secessionista patano, e l’iniziativa razzista e divisionista dei nordici, a partire dalla Lega Nord, se casomai realizzata, l’esito della secessione sarebbe scontato. Il Sud dovrebbe subirla ( la secessione nordista razzista), in modo inconsapevole e passivo, con effetti devastanti. Allora, conviene pensarci in tempo, e se è il caso, attrezzarsi, per legittima difesa. SI’, PER LEGITTIMA DIFESA. Capito.

Il punto è questo: perché il Nord si è sviluppato e il Sud no?

La tesi del meridionalismo classico è che il Nord si è sviluppato a spese del Sud. Tutto qui.

Mentre, voialtri, potete spiegarlo soltanto in due modi indimostrabili e infondati:
-il Nord si è modernizzato e sviluppato “per caso”;
-il Nord è decollato meravigliosamente perché il Sud è “inferiore per razza”.
E, badate, le varie spiegazioni antropologistiche, culturalistiche, comportamentali, climatiche, ecc. fino alle astruse congetture sul “capitale sociale”, riportano tutte alla matrice della teoria razzista. Non si scappa.

Ma, non è, né può essere, né per CASO, né per RAZZA
.
Allora il motivo del divario è politico, è statuale, riguarda il POTERE, storico e concreto, materiale: il modo in cui le classi dirigenti del paese hanno realizzato e continuino a gestire lo Stato unitario italiano.

Un’ultima cosa, qui in Bretagna siamo in tanti italiani e quasi tutti siamo ricercatori meridionale, siamo apprezzati e rispettati…e siamo considerati tutti, indistintamente…italiani.

Rispetto ai nostri avi la differenza è che, forse, la nostra generazione di migranti NON HA NESSUNA INTENZIONE DI TORNARE. Mai più Italia, mai più sud.
La questione meridionale è risolta.
L’emigrazione, già, l’emigrazione biblica dei meridionali. Venti-trenta milioni scacciati via, per sempre, dalla loro terra.
Basta continuare: che male c’è.

E sabato sera Giuseppe…esco per distrarmi un po’, galettes e sidro in rue saint Michel dall”arabo”.

Buonanotte con affetto. Scusa la lungaggine.



bruzia

p.s. domani cercherò io di contattarti per e-mail
 
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giuseppe brianza 38
view post Posted on 21/1/2012, 22:58




Che lettera splendida: anche se in alcuni punti dissento: è amara, amarissima: anch'io due anni fa' ero al Mont Saint Michel: ma come fai a bere qualla cosa orribile che è il sidro?
Però è leonina.
Sulle differenze fra Nord e Sud, a parte le facezie, io ho una sorta - diciamo così - di teoria, che ho preso da Paolo Diacono: è lunga, ma non è scema: non posso svilupparla su questo forum.
Visto che sei giovane, mentre io sono un 'matusa', cerca tu di risolvere il giallo delle e-mail: io ne ho ricevute tante sulla mia e-mail che provenivano dal Forum Free: ma non so proprio come si fa.
In breve: io ho 73 anni (74 fra pochi giorni): anch'io - milanese che vive a Varese -sono molto legato alla Toscana, della quale ho sposato una meravigliosa figlia fiorentina che, incinta, è morta dieci mesi dopo il matrimonio: mi rimane una figlia (oggi 43enne) tirata fuori col bisturi: ogni tanto vado a Firenze alle Porte Sante, dove è seppellita.
Lo so che è difficile: ma rompi gli schemi: è l'unica soluzione: e prendi solo i cocci positivi: il resto lascialo ai Salvini di turno...
Giuseppe
 
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17 replies since 16/1/2012, 13:37   437 views
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